Scrittore, generale e uomo politico italiano. Ufficiale del
Genio, mostrò simpatia per la Repubblica Partenopea del 1799, alla cui
caduta fu incarcerato per cinque mesi. Tornati i Francesi, rientrò
nell'esercito e fu nominato aiutante di campo di Gioacchino Murat. La sua
eccezionale esperienza militare gli evitò, al nuovo ritorno dei Borboni,
la rimozione dal grado. Scoppiati i moti del 1820-21,
C., diffidente
dell'iniziativa popolare, si adoperò per impedire uno sbocco
antimonarchico della rivoluzione. Comandante del corpo di spedizione in Sicilia,
stroncò i fermenti insurrezionali nell'isola; fu poi chiamato al
ministero della Guerra e della Marina. Nuovamente arrestato all'arrivo degli
Austriaci a Napoli, fu inviato al confino a Brün e poi (1823) autorizzato a
trasferirsi in Toscana, dove strinse amicizia con G.B. Niccolini, G. Capponi, G.
P. Vieusseux, P. Giordani, G. Leopardi (verso il quale fu largo di aiuti). Tra
il 1824 e il 1831 compose la
Storia del reame di Napoli dal 1734 al 1825,
pubblicata postuma da G. Capponi (1834). Animata da appassionato calore nel
denunciare la politica retriva dei Borboni, l'opera ha valore più
memorialistico che storico (Napoli 1775 - Firenze 1831).